CELIACHIA

DESCRIZIONE

La celiachia è una malattia di origine genetica e di natura infiammatoria caratterizzata, principalmente, dalla distruzione della mucosa (parte superficiale) dell’intestino tenue.

È causata da una reazione immunitaria al glutine, termine utilizzato genericamente per indicare alcune proteine specifiche del grano, dell’orzo e della segale. Gli alimenti che contengono questi cereali sono numerosi e risultano estremamente diffusi sulle tavole degli italiani: pane, pizza, pasta e biscotti.

I sintomi con cui si presenta la celiachia possono essere molto vari, a carico di diversi organi e con differente gravità. Inoltre, la malattia celiaca può esordire a qualsiasi età, anche nella vecchiaia.


LE CAUSE DELLA CELIACHIA

Nelle persone geneticamente predisposte alla celiachia, le cellule del sistema immunitario, innescate dal contatto con il glutine, attaccano la mucosa dell’intestino tenue, distruggendo i villi (piccole protuberanze a forma di dito responsabili dell’assorbimento dei vari nutrienti e minerali che, attraverso la parete dell’intestino tenue, vanno a finire nel sangue) e determinano, a lungo andare, malassorbimento e malnutrizione.


I fattori essenziali, quindi, per lo sviluppo della malattia celiaca sono:

- il fattore ambientale: una dieta con cereali contenenti glutine;

- il fattore genetico: presenza di specifiche sequenze (HLA-DQ2 e HLA-DQ8) nei geni che definiscono la struttura con cui le nostre cellule immunitarie riconoscono i diversi elementi che vengono a contatto con esse.

In assenza di queste sequenze di DNA la diagnosi è virtualmente esclusa o altamente improbabile.

Poiché solo il 30% della popolazione mondiale con queste sequenze sviluppa la celiachia, sono necessari anche altri fattori; è stato ipotizzato un ruolo dell’esposizione troppo precoce al glutine o di una infezione intestinale da rotavirus nell’infanzia.

Al contrario, secondo il National Institute of Diabetes and Digestive and Kidney Diseases americano, l’allattamento al seno sembrerebbe giocare un ruolo protettivo o perlomeno ritardarne la comparsa.

I SINTOMI E I SEGNI

I sintomi della celiachia sono estremamente variabili per sede ed intensità.

Nella cosiddetta FORMA CLASSICA di malattia celiaca (di solito con ESORDIO DA BAMBINI) dominano i sintomi e i segni da malassorbimento: episodi di diarrea maleodorante (per presenza di grassi nelle feci), meteorismo (addome gonfio) anche marcato, dolori addominali crampiformi e scarso accrescimento.


La forma classica di celiachia è ormai diventata rara e sempre più frequentemente la celiachia si manifesta in ETÀ ADULTA con sintomi extra-intestinali aspecifici (detti anche SINTOMI ATIPICI), tra i quali, ad esempio, anemia da carenza di ferro, osteoporosi, debolezza muscolare, disturbi della fertilità e ripetuti aborti spontanei, alterazioni della coagulazione, afte orali, alopecia, formicolio a livello delle mani e dei piedi e convulsioni.

Spesso, però, questi sintomi sono lievi e la diagnosi corretta richiede anni.


Questa patologia può anche manifestarsi con i sintomi delle malattie associate ad essa: 

- le malattie autoimmuni della tiroide, 

- il diabete di tipo 1, 

- la psoriasi

- la gastrite

- le epatiti autoimmuni 

e, soprattutto, 

- la dermatite erpetiforme di Duhring, malattia caratterizzata da vescicole estremamente pruriginose che compaiono sulla superficie degli arti, sulla schiena e sui glutei.

INTOLLERANZA AL GLUTINE

NON è un'allergia, né al glutine, né ad altre proteine del grano o simili.

E’ vero che implica l'intervento del sistema immunitario (come le allergie), ma lo fa in maniera totalmente diversa dalle forme allergiche.  L'intolleranza al glutine provoca una complicazione localizzata nella mucosa dell'intestino e, solo in seguito, lascia alcune tracce sui parametri di tipo sanguigno. Tuttavia, anche nei casi più importanti, manca l'implicazione degli anticorpi specifici per le allergie (IgE) e non si corre il rischio di anafilassi.

Più che una malattia, l'intolleranza al glutine è preferibilmente definita una condizione parafisiologica, giacché, in assenza di esposizione all'agente specifico (glutine), l'organismo rimane tranquillamente in omeostasi come fosse sano. In caso contrario, può instaurarsi un quadro patologico di gravità e sintomatologia estremamente variabili.




L’intolleranza al glutine è causata da una reazione avversa al glutine, o meglio alla gliadina - un complesso peptidico formato da due proteine, che si combinano solo in presenza d’acqua. In loro presenza, l’enzima transglutaminasi tissutale apporta una modifica strutturale che innesca la reazione del sistema immunitario. Il meccanismo di difesa, allertato inutilmente, attua una cross-reaction e infiamma il tessuto bersaglio (che ricordiamo essere la mucosa dell'intestino tenue).

MECCANISMO PATOLOGICO

ALLERGIA AL GLUTINE 


è la condizione che si verifica nell’immediato e produce sintomatologia quasi nel preciso istante in cui l’alimento viene assunto dall’organismo e il sistema immunitario reagisce negativamente ad alcuni elementi proteici in esso contenuti. 

SENSIBILITA’ AL GLUTINE NON CELIACA

è un disturbo di recente introduzione nel vocabolario medico, utilizzato per identificare tutti quei casi in cui un paziente manifesta sintomi caratteristici della malattia celiaca, e trae beneficio da una dieta priva di glutine, nonostante dagli accertamenti medici sia possibile escludere la presenza di celiachia o di allergia al grano.

Pertanto, un soggetto sensibile al glutine manifesta i sintomi tipici della celiachia pur non essendone affetto.


La reazione spropositata ed inutile del sistema immunitario provoca edema e accorciamento dei villi intestinali che rivestono la mucosa (fenomeno detto atrofia dei villi). Trattandosi delle strutture deputate all'assorbimento dei nutrienti alimentari, il loro annientamento riduce l'ingresso di molte sostanze nutrizionali, tra le quali anche le così dette essenziali.

L'intolleranza al glutine può facilmente determinare alcune carenze vitaminiche, a causa della ridotta capacità d'assorbimento dell'intestino tenue.

FORME DI CELIACHIA

CELIACHIA LATENTE


La forma latente di celiachia caratterizza quei soggetti che hanno una predisposizione genetica alla celiachia (positività agli anticorpi anti-gliadina AGA ed agli anticorpi anti-endomisio EMA) ma al momento hanno una mucosa intestinale normale, che non presenta quindi atrofia dei villi intestinali.

I soggetti affetti da celiachia latente possono manifestare lesioni della mucosa intestinale in alcuni periodi mentre presentare mucosa normale in altri. La cosiddetta slatentizzazione della malattia, ossia il suo divenire manifesta, pare possa avvenire anche in seguito a situazioni particolari come momenti di forte stress, lutti, parto, o infezione da rotavirus (un comune virus intestinale)

CELIACHIA TIPICA


Manifestazioni: 

Dolore e disagio nel tratto digestivo

Diarrea, fortissimi dolori addominali.  Raramente, forme croniche di stitichezza. 

Sindrome da colon irritabile

Vomito, anoressia, arresto della crescita.

Irritabilità, irascibilità, apatia, stanchezza. 



CELIACHIA ATIPICA


Manifestazioni: 

Mancanza di diarrea, fortissimi dolori addominali, vere e proprie fitte.

Anemia sideropenica (carenza di ferro), osteoporosi, dermatite erpetiforme, bassa statura, anoressia, comparsa recidiva di afte, alterazioni dello smalto dentale, stipsi, alopecia.

Difficile da diagnosticare, in quanto è priva di manifestazioni esteriori evidenti.

CELIACHIA SILENTE


Nella forma silente di celiachia, la malattia celiaca non si manifesta con sintomi particolari: è come se si nascondesse, ma in realtà è presente. La mucosa intestinale è infatti compromessa come nelle forma tipica e atipica di celiachia.

La forma silente della celiachia, non manifestando sintomi, è difficilmente diagnosticabile.



CELIACHIA POTENZIALE


Come la forma latente, la forma potenziale della celiachia non presenta manifestazioni di alterazioni della mucosa, è però presente una predisposizione genetica alla malattia. In questi casi la celiachia non è già sviluppata in forme gravi come quella tipica o atipica, ma è alto il rischio di sviluppo futuro e quindi di atrofia dei villi e conseguente malassorbimento.

La difficoltà nel diagnosticare forme di celiachia (soprattutto quelle silenti o atipiche) fa sì che ad oggi questa patologia venga scoperta quasi esclusivamente “grazie” a sintomi, complicanze, patologie correlate. Per ogni celiaco diagnosticato correttamente, ve ne sono almeno altri sette a cui la celiachia non viene diagnosticata. 

Il metodo NAET® riesce ad eseguire una corretta diagnosi della malattia attraverso il test kinesiologico. A seguito del trattamento mirato, si riscontra un netto miglioramento nella maggior parte dei casi trattati con una buona regolarità. Questi miglioramenti variano dalla semplice possibilità di ritornare a contatto con il glutine fino a, nei casi migliori, un reinserimento di alimenti o bevande a base di glutine nella dieta. 

TESTIMONIANZA DI UN CELIACO

Mi chiamo Paolo S., attualmente sono un universitario di 21 anni e sono celiaco dalla nascita, o meglio, dall’età di 11 mesi, periodo in cui, dopo aver iniziato a mangiare le prime “pappette” durante lo svezzamento, ho iniziato a stare male. Dopo vari esami e una biopsia, mi è stato diagnosticato ufficialmente il “morbo celiaco” e, nei mesi successivi, iniziai la mia dieta senza glutine, con regolare iscrizione all’A.I.C. 

La mia è un’intolleranza alimentare, quindi il mio corpo deficita di un enzima in grado di scindere il glutine, non permettendone così l’assorbimento. Il glutine non scisso arriva dunque, nel processo digestivo, in una zona dell’intestino in una forma troppo complessa, forma non riconosciuta dalla popolazione di villi intestinali di quel tratto che, di risposta, mobilita il sistema immunitario. Essendo una persona intollerante, e non una allergica, le mie reazioni avvengono solo nel momento dell’ingestione del glutine e non a contatto o tramite inalazione. Nonostante questo, a differenza di molti altri celiaci, la mia soglia di sopportazione del glutine ingerito era bassissima, ciò ha portato negli anni la mia famiglia ad essere costretta addirittura ad avere due batterie da cucina diverse. 

Io sono orgogliosamente tra i primi pazienti italiani ad essere entrati in un percorso di terapia N.A.E.T. all’età di 13 anni. Essendo il mio un deficit enzimatico, con una componente di somatizzazione notevole, a causa dell’impatto che da sempre ha avuto questa intolleranza sulla mia vita, il processo di desensibilizzazione è stato lungo, fatto di tentativi, test e ri-test. Il trattamento è stato, nel suo complesso, lento ma costante, passando dall’iniziale eliminazione del doppio set di pentole ad un episodio di qualche giorno fa dove, senza saperlo, ho ingerito un biscotto fatto in casa con farina di grano 00, senza alcuna complicazione di sorta o reazione successiva. Grazie a questa terapia, sono addirittura riuscito a completare un percorso superiore alberghiero (indirizzo cucina) senza problemi, cosa che, pensando al mio livello di sensibilità pre-trattamento, sarebbe stato impossibile senza il N.A.E.T.

Ovviamente la mia dieta continua e continuerà ad essere senza glutine perché, sebbene non ci sia più una risposta immunitaria massiva, il mio corpo comunque continua a non produrre l’enzima per scindere il glutine, dunque la molecola arriva in una forma troppo complessa in un tratto intestinale e questo, nel tempo, può portare a irritazioni e complicanze, nel caso di ingestione continua di glutine. Però la sicurezza di poter andare a cenare fuori con la mia famiglia, senza aver paura di stare male se lo chef si mangia un panino prima di preparare la mia braciola (episodio realmente accaduto), è qualcosa che mai avrei pensato di poter vivere.

Giugno 2020