KINESIOLOGIA APPLICATA

Disciplina di indagine


Le origini della Kinesiologia risalgono agli anni Quaranta, quando Henry e Florence Kendall iniziarono a valutare dei test muscolari sugli sportivi, però rimase uno studio a sé, finché non riprese l’argomento il Dr. George Goodheart, nel 1969. Egli iniziò le prime sperimentazioni di test kinesiologico per riempire le lacune ancora presenti in questo ambito alternativo. Goodheart era diplomato in chiropratica, tuttavia non era soddisfatto del lavoro, riscontrando che alcuni pazienti continuavano comunque ad avere problemi dopo il trattamento.


La svolta definitiva per questo trattamento arrivò quando riprese lo studio dei Kendall sui test muscolari in campo sportivo, e scoprì che alcuni disturbi muscolari di tipo organico non erano legati ad una fragilità strutturale, ma a squilibri dell’organismo.


Il test kinesiologico nacque proprio così, attraverso una leggera stimolazione muscolare si riusciva a diagnosticare anche la maggior parte dei disturbi psico-fisici. In poche parole, il test individuava e individua ancora oggi lo stato di salute di tutti gli organi e apparati del corpo umano sulla base della resistenza di un singolo muscolo.


Mentre studiava il metodo più efficace per mantenere e recuperare il benessere personale fece delle ricerche anche sulla medicina tradizionale cinese, che lo portarono a valutare gli squilibri lungo i meridiani energetici, quindi sviluppò il concetto del triangolo: muscolo-organo-meridiano, secondo il quale basta lo squilibrio di uno dei tre vertici, per creare difficoltà anche agli altri.


La Kinesiologia Applicata o (KA) è una pratica diagnostica e, entro certi limiti, di indicazione della opportunità terapeutica. Essa si occupa di rilevare sintomi di disfunzione neurologica apparentemente impercettibili, presenti in un dato individuo. In particolare, la KA è una pratica in grado di rilevare alterazioni della fisiologia neuromuscolare e ricondurre le stesse a disfunzioni sostenute da cause squisitamente di natura traumatica o conseguenti a modificazioni del metabolismo, della funzionalità o dello stato psicologico e/o emotivo del soggetto. Inoltre, non solo contribuisce a elaborare una diagnosi nosologica o non nosologica, ma è in grado di fornire anche alcune interessanti indicazioni terapeutiche. 


Tutto ciò fa capire che la KA può essere considerata una pratica di lettura di un vero e proprio “linguaggio fisiologico del corpo umano”. 


Questo, composto da segni riflessi a livello muscolare facilmente decrittabili, rispecchia in maniera fedele il funzionamento del sistema nervoso centrale (SNC) che, a sua volta, determina il normale o anomalo comportamento dei muscoli corporei attraverso elaborazioni a livello cosciente e subcosciente. 


In particolare, il cervello riceve una moltitudine di informazioni e stimoli.  Questi provengono da diverse tipologie recettoriali quali: propriocettori, nocicettori, enterocettori, esterocettori, ecc. Grazie a tutte queste informazioni il SNC è costantemente consapevole di ciò che accade nell’organismo: il livello di benessere ma anche le situazioni di malessere.


 In replica a queste afferenze, i centri nervosi “rispondono” cercando di modificare il corpo umano adattandolo ai cambiamenti affinché l’omeostasi corporea possa essere preservata. 

Ciò porta il SNC a influenzare, tra l’altro, la contrazione muscolare statica e/o dinamica attraverso meccanismi centrali e periferici, basati su controlli a feedback positivo o negativo. 


Meccanismi di compensazione, questi, spesso poco o per nulla conosciuti o compresi. Malfunzionamenti di questo sistema di adattamento (conseguenti a iperafferenze periferiche, reazioni indotte, perturbazioni, facilitazioni neuronali, riflessi neuroni interattivi) creano le condizioni affinché si producano alterazioni della coordinazione neuromuscolare, che possono “indebolire” (muscolo ipotonico) o “iperfacilitare” (muscolo iperfacilitato) un muscolo normale (o normotonico). 


Caratteristicamente, questi cambiamenti della funzionalità di un muscolo “normale” procurati da alterazioni del coordinamento centrale, sono reversibili. 


Uno dei metodi più semplici della KA, in grado di influire sulla risposta di un muscolo sottoposto al test kinesiologico, è la localizzazione terapeutica (TL). Essa consiste nel far posizionare le dita o la mano del paziente sulla parte corporea che si ipotizzi possa presentare qualche disfunzione inerente la problematica da investigare. 


Nel caso in cui la TL su una specifica area corporea dovesse provocare il cambiamento dello stato di un muscolo valutato contemporaneamente a essa, è possibile dedurre che, in quell’area, siano presenti alcune alterazioni della normale funzione corporea. In tutti i casi però, rimuovendo le dita (o la mano), il muscolo dovrà comunque tornare alla condizione originaria precedente al test. 


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