Il nuovo concetto di malattia 

Il DNA diventa, quindi, una vera rice-trasmittente cui arrivano informazioni che vengono verificate, elaborate e restituite all’organismo, insomma una sorta di computer molto sofisticato in cui la “memoria centrale” geneticamente trasmessa è al tempo stesso il “programma” che sarà seguito per l’intera vita.

Le cellule, quindi, sono singolarmente anche dei “ripetitori di informazioni” in grado di riceverle, trasmetterle, elaborarle secondo un programma ben definito. Le informazioni “viaggiano” attraverso onde elettromagnetiche che hanno un andamento armonico ed ondulatorio solo in condizioni di benessere e di equilibrio.


Benessere è sinonimo di armonia ed equilibrio funzionale, condizioni, queste, da molti secoli riconosciute dalla scienza medica come elementi essenziali alla vita.


Solo da qualche decennio, tuttavia, sono stati rivisitati i concetti di equilibrio ed armonia, da sempre considerati una mera sequenza ordinata di complesse reazioni biochimiche, in grado di rispondere a tutte le esigenze fisiologiche e patologiche dell’organismo. In precedenza la malattia, quindi, si configurava come il risultato di tutto ciò che interferiva con le sequenze biochimiche ed aveva, come effetto, una ben definita “condizione patologica”, in rapporto 

* alle cause (eziologia) che la determinavano, 

* agli effetti (quadro clinico relativo all’evoluzione della malattia con tutte le sue manifestazioni), 

* alle sequele (evoluzione verso la cronicizzazione, remissione parziale o totale) 

* ed alle potenziali terapie mediche e/o chirurgiche efficaci. 


Per esempio, una semplice influenza riconosceva nel virus la causa e nella febbre il sintomo, la cui evoluzione poteva andare dalle complicanze bronco-pneumoniche ed encefalitiche a possibile remissione totale… e la terapia sarebbe stata solo sintomatica rivolta, cioè, a trattare la febbre e le sue eventuali complicanze.


Questa visione “biochimica” del corpo, rimane sempre alla base delle nostre conoscenze medico-chirurgiche; tuttavia, la medicina orientale, opportunamente integrata con le attuali conoscenze di bioingegneria e di fisica nucleare del mondo occidentale, ci ha permesso di avere un altro punto di vista non più esclusivamente “chimico” dell’organismo.






APPROFONDIMENTI

Grazie alle successive conoscenze di fisica nucleare si sono individuate le onde elettromagnetiche cosiddette “ultrafini” a bassissima frequenza responsabili dei sistemi di controllo e di comunicazione dell’organismo che sono alla base della vita.


Le interazioni elettromagnetiche dell’organismo sono quindi l’elemento nuovo alla base del concetto di malattia


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La dinamica “ biologica della vita” non può, infatti, esaurirsi in una mera sequela di reazioni molecolari biochimiche, ma soggiace anche a più complessi e superiori sistemi di mantenimento dell’equilibrio e dell’armonia funzionale, che sono dotati di capacità di trasmissione, ricezione ed interazione in tempo reale a tutti i livelli attraverso “ informazioni” che svolgono un programma codificato nel DNA.

A questo punto, l’esempio della malattia influenzale è totalmente rivisitato come segue: il virus è anch’esso un emittente di informazioni elettromagnetiche che interagiscono con quelle dell’organismo, dando esito ad una sorta di interferenza con conseguenti reazioni di tipo “disarmonico”; a tale situazione l’organismo risponde mettendo in atto tutta una serie di “informazioni” di reazione che cercano di riportare in equilibrio il sistema: reazione immunologica, reazioni bioumorali e cellulari, attivazione di tutti gli organi, apparati e sistemi preposti a ristabilire lo stato di salute generale. La terapia dunque, non più solo chimica–farmacologica, grazie ai nuovi concetti bioenergetici, acquisisce nuovi elementi utili affinché le “informazioni” del sistema possano riprendere un loro flusso armonico.

La malattia, quindi, rappresenta il risultato di una serie di squilibri prima sul piano bioelettrico, poi, dove l’organismo non riesca a riequilibrarsi, si verifica una stabilizzazione dell’alterazione omeostatica anche a livello biochimico ed organico; con la successiva progressione della malattia si avranno da parte dell’organismo continui tentativi di correzione … se l’equilibrio, tuttavia, non viene ristabilito, la malattia evolve verso la “cronicità” e può persistere in tale stato, in base alla sede ed alla tipologia della malattia, oppure rappresentare una silente progressiva aggressione dell’organismo, “malattia aggressiva e/o evolutiva”; in altri casi si può anche giungere a sequestro permanente e disattivo dal punto di vista funzionale, granulomi, fibrosi, adenopatie croniche non attive.

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